“Gentile Sig. Scaccia. Mi lego al coro dei tanti. Seguo da anni il suo sito ed il relativo forum e mi sono deciso a scrivere anche io. Ho cercato di ripercorrere la strada della ritirata di mio zio attraverso la steppa russa ma ora sono ad un punto morto. Se puo mi aiuti, le scrivo i dati: Domenico Colaianni -6/marzo/1914 in forza al 52° reggimento artiglieria Torino-batteria C.A. 20mm. Da una lettera di un suo compagno fu lasciato in una isba a Millerovo nel gennaio del 1943. Grazie. Giuliano Colajanni”
Caro Giuliano, nell’elenco di Onoracaduti c’è il nome di tuo zio, corrisponde anche la data di nascita (è nato a Salcito?). La data del decesso è il 30 dicembre 1942. Non corrisponde a quella testimonianza che parla del gennaio del 1943, ma si tratta di pochi giorni. E in quel periodo a Millerovo molti soldati italiani sono stati uccisi per molti motivi. Non so altro e ricorro agli amici che contribuiscono così preziosamente in questo blog a diradare dubbi. Per ora posso solo riproporre alcuni stralci del mio racconto a Millerovo, dove c’era il comando italiano, durante il mio ultimo viaggio nella valle Del Don. E che ho già pubblicato nel secondo libro sull’Armir.
Giriamo per Millerovo. Tanti anni fa hanno scoperto una vecchia fossa comune con una quarantina di italiani, al limite della cittadina vicino al fiume. “Qui – ci spiegano – c’era un aeroporto importante, da qui partivano gli aerei per bombardare Stalingrado”. Vicino a quell’aeroporto, che non c’è più, ci sono miniere di uranio. Andiamo a vedere quella fossa comune: sui nostri documenti c’è la segnalazione di cinquantadue resti, ma non ci sono più tracce di quella riesumazione. Visitiamo il cimitero russo che sta in zona, è un cimitero di campagna, ci colpisce un particolare: sedie e un tavolino vicino a ogni tomba. Ci spiega Oleg che è un’abitudine russa: mettersi lì seduti a “chiacchierare” con il defunto, magari bere vodka “insieme”.
Dopo il cimitero, andiamo in via Lenin dove c’era il quartier generale degli italiani. Una vecchia scuola, sventrata dentro, e fuori ricoperta da erbacce. Questa era la base dell’Intendenza dell’Armata, posta militare 122. Sulla strada c’è una fermata dell’autobus, due vecchi amoreggiano sulla panchina: amore senza età. Davanti c’è una fila di case. Serghei chiama due signore. Non sono anziane, possono solo riportare ricordi indiretti ricevuti dai genitori. A Natalia e a Galina piace molto chiacchierare, ci inondano di parole. “Ah, gli italiani che bravi! I tedeschi invece venivano qui e bruciavano le case”. “A casa mia hanno dormito tanti italiani, eravamo tanti figli, dividevano tutto con noi. Mio fratello per anni si è vantato di un paio di stivaletti che gli ha regalato un soldato italiano”. “Oh, non solo i tedeschi erano cattivi, anche i romeni si comportavano da cani”.
Escono tutti dalle case. In quella accanto, tutta dipinta di rosa, abitano Tatiana e Ivan, una bella coppia: ottant’anni lei, settantanove lui. Erano abbastanza grandi durante la guerra e hanno ricordi diretti ma cercano di cancellarli. “Un gruppo di italiani non riuscì a scappare – mi dice Ivan – e furono fucilati e sepolti davanti ai miei occhi, noi ragazzini stavamo a guardare, scoprivamo per la prima volta la morte”. “Due pazzi, due veri pazzi – urla Tatiana -, Stalin e Hitler non si sono messi d’accordo e per la colpa loro sono morti milioni di persone. Se fossero qui adesso li strozzerei”.
Costantin, baffoni alla Stalin, non ha finito il suo racconto, che improvvisamente il mezzo sorriso di spegne. “Proprio la notte di Natale passa un treno con altri italiani. Qualcuno grida: ragazzi, i russi sono arrivati a Cerkovo, scappate’. Ma i russi erano già dentro il villaggio, ricordo che uscii per andare a vedere il vitello e mi bloccò il braccio un ufficiale russo. Mi chiese: dove sono gli italiani? Ma già lo sapeva, circondarono la casa e al mattino li fecero uscire tutti nudi, sena divisa, e li fucilarono. Solo uno riuscì a scappare. Chissà se poi ce l’ha fatta a tornare vivo a casa”. Pino Scaccia, “Lettere dal Don”.
“Anche Millerovo possiede un importante scalo ferroviario con l’aggiunta di un attrezzato ospedale, ma è un borgo campagnolo, un susseguirsi di isbe e di kolkoz. Ancora s’ignora che è stata la patria delle amazzoni (soltanto nel 2006 verranno rinvenuti i resti di una regina sepolta con arco, faretra, giavellotto, piccolo specchio di bronzo, collana e con la compagnia di sei uomini, incaricati di servirla nell’aldilà). I due principali edifici in muratura sono stati occupati da Gariboldi, che vi ha piazzato gli uffici dell’8a armata. Siamo alle spalle del fronte, tuttavia i contadini vi accorrono in frotte un po’ per spiare – hanno compreso che gli italianski a differenza dei nazi non sparano a vista – un po’ per barattare le ultime carabattole. E poi a Millerovo da settimane bruciano i silos del grano incendiati dai russi prima di scappare. L’odore è così forte che si sente a chilometri e chilometri. La speranza dei civili è di riuscire ad arraffare qualche chilo di chicchi abbrustoliti. Se di guardia ci sono gli italiani il miracolo può riuscire, se ci stanno i tedeschi è preferibile girare al largo. (…) A Millerovo si acquartiera il 248º reparto pesante dell’8º Autoraggruppamento. Fanno la spola con Voroscilovgrad e coprono una fetta maggiore di territorio. E’ lo scotto da pagare all’esser appena giunti dall’Italia”.
Alfio Caruso “Noi moriamo a Stalingrado”
Per Giuliano Colajanni.
Allora.
Domanda un poco DIFFICILE.
Tu dici che Domenico ,che era un Sergente,faceva parte del 52°Reggimento Artiglieria della Divisione Torino.
Dall’Elenco del Ministero Difesa invece risulta facente parte del 4° RAGGRUPPAMENTO Artiglieria Controaerea.
Le 2 Batterie da 20 mm c/a del 52°Reggimento Artiglieria della Torino erano la 352^ e 361^.Però la Div.Torino era schierata sul Don tra la Div.Pasubio e la 3^Div.Celere (anzi c’era la Legione Croata che separava le 2 Divisioni Torino e 3^ Celere ).
Quindi la Div.Torino NON era a Millerovo.
A meno che nel caos dopo lo sfondamento del Fronte operato dai Russi il suo reparto sia riuscito a raggiungere Millerovo,chi lo sa.
Viceversa il 4° RGPT.Art.Controaerea aveva Reparti a Millerovo (importante Base Ferroviaria con Magazzini della nostra Intendenza).
Bisognerebbe sapere ,a questo punto, a QUALE delle 4 Batterie Controaeree del 4°Raggruppamento c/a faceva parte Domenico (se era con questo Reparto).
Erano la 31^,la 40^,la 41^ e la 65^ Batteria.
Opterei per la 65^ Batteria c/a da 20 mm però è una mia supposizione mancando di documenti.
Tu fai una telefonata, alla mattina, all’Albo d’Oro a Roma allo 06-47354648 e chiedi di sapere il REPARTO esatto.
In effetti gli ultimi Italiani lasciarono,a piedi camminando Millerovo il 17 gennaio del 1943 rompendo l’accerchiamento dei Russi che durava da 20 Giorni circa.
Potrebbe essere che sia stato lasciato come diceva il suo Commilitone in una Isba se era congelato,perchè non avrebbe potuto camminare.
Altro non so dirti.
Facci sapere come evolve la Storia e la Ricerca.
Maurizio
Gentile Sig. Maurizio
Mi presento, sono Giuliano Colajanni nipote diretto di Domenico.
Grazie della risposta e delle utili info.Sul foglio matricolare leggo:
Servizio militare al centro automobilistico.
richiamato alle armi
tale 52° regg.to Artiglieria Torino- 10° bte da 20 mm- Maggio 40
Tale nell’ 8° autocentro.
Poi ha fatto servizio di guerra in Jugoslavia e nei balcani
Tale nel 52° Regg Artiglieria contraerea P.M. 152 partito per la Russia 19/7/1941.
Maurizio, il commilitone che scrisse nel 1944 a mio nonno dice testualmente:
“Avendo passato pericoli e disagi insieme a lui e ultimamente nei giorni della ritirata in Russia eravamo sempre vicino come due fratelli avendo con lui diviso tutte le mie fatiche a Colleferro, Montagnaus, Iugoslavia e 19 mesi di Russia. Lui come meccanico motorista ed io come capopezzo. Dunque il 10 Gennaio 1943 noi arrivammo ad una citta’ Russa chiamata Millerovo gia sbandati, la notte successiva quei pochi superstiti rimasti compreso Mimi si riprese quella faticosa marcia ma appena arrivati ad una frazione lui ando’ in una casa abitata dicendoci, voi fratelli andate che io rimango qui perché i piedi mi fanno male…”
Questo è quanto Maurizio, domani mattina telefono dove da te indicato e vi faccio sapere
Un caro soluto
Giuliano
Gentile Maurizio
Ho telefonato all’Albo d’Oro ma oltre a quanto scritto sul documento di irreperibilita’ non sanno, salvo correggere il numero di Reggimento e scrivere correttamente 52° reggimento Artiglieria Contraerei P.M. 152, confermando credo con la posta 152 la sua appartenenza alla divisione Torino.
Posso aggiungere due cose che forse possono aiutarci a meglio capire il reparto: la prima che Domenico Colaianni ha ricevuto la croce al Merito di Guerra in data 27/8/1968 -n°5593 in prima concessione & n°5594 in seconda concessione.
Poi so che il suo comandante di reparto si chiamava Gabriele Alfieri rientrato dalla prigionia nel 1946 ed è stato mi pare segretario dell’UNIRR.
Mi puoi aiutare con queste ulteriori info a meglio capire qualcosa del suo reparto e dove si trovasse durante lo sfondamento?
Grazie Maurizio
Giuliano Colajanni
Per Giuliano.
Vedo di Informarmi e poi ti dirò.
Però NON esiste un 52°Reggimento Artiglieria Controaerei in Russia.
Credi al tuo Tenente ,che sa.
Maurizio
Gentile ten. Maurizio
All’archivio storico militare a Roma, ho letto le relazione del generale Lerici del “ciclo operativo 19/dicembre/1942-17/Gennaio/1943” della divisione Torino.
Ebbene nella prima pagina elenca tutti i reparti presenti alla fronte alle ore “0” del giorno 19. Per quanto riguarda il 52° reggimento artiglieria (appartenente alla div, Torino) il generale elenca i suoi tre gruppi di artiglieria piu un gruppo da 105/28 ed il xxxii da 149/40 (questi ultimi due gruppi non appartenenti al 52° credo)
Maurizio mancano dall’elenco le due batterie da 20mm c.a. 352 &361.
Sai dove stavano o è una dimenticanza del gen. Lerici?
Giuliano
Per Giuliano Colajanni.
E’ stata una dimenticanza del Generale Lerici.
Lui ha scritto i Reparti con maggior personale cioè i Reggimenti.
Teoricamente ogni Batteria controaerea avrebbe dovuto essere assegnata ad 1 Reggimento.
Cioè dove era il Comando di Reggimento una per il 81° RGT. e l’altra per 82° RGT.
Bisognerebbe vedere se nel Diario Storico di Reparto riferito al Comando Divisionale oppure ad uno di 2 Reggimenti vi è qualche scritta che dica DOVE erano le 2 Batterie c/a da 20 mm.In genere il Comando Reggimentale cercava di stare leggermente indietro dalla 1^linea in qualche Cittadina con case in muratura.
Altro per il momento non so.Vieni a vedere anche il sito http://www.unirr.it
Ci risentiamo.
Maurizio
Grazie tenente
giuliano
gentile tenente Maurizio
Dato che mio zio è dichiarato disperso il giorno 30/Dicembre/1942 significa che il giorno 29 Dicembre era presente?
Grazie
Giuliano Colajanni
Per Giuliano Colajanni.
Allora.
Sulla Data Ultima vi sono alcune considerazioni.
Teoricamente dovrebbe essere l’ultima data in cui si hanno prove certe o Testimonianze di Ufficiali o Commilitoni che al rientro in Italia hanno Dichiarato che fino al quel giorno SANNO che il tal Militare era vivo.
Purtroppo per molti si è fatto un resoconto solo all’uscita dalla sacca e sono state messe delle Date Ultime uguali per Tutti vedi i Militari del Corpo d’Armata Alpino che avevano, quasi tutti quelli mancanti, la data del 31 Gennaio 1943,quando erano usciti dalla Sacca.
Tale data venne scritta già nel 1943 e poi, nel 1945 e 1946 al Rientro dei Prigionieri, alcune furono corrette mentre i restanti rimasero con la data scritta precedentemente.
Poiché la Burocrazia ha le sue Regole significa che in quel giorno il Reparto di appartenenza del Militare NON era ancora stato distrutto o fatto prigioniero dai Russi e “si presume” che fossero ancora vivi i suoi componenti.
A meno che non risulti all’Albo d’Oro una testimonianza specifica di qualcuno
che era lì,in Russia il tal giorno e che ,tornato,ha fatto una Dichiarazione scritta con Data e Firma.
Spero di essere stato chiaro.
Ci risentiamo .
Sai che se vuoi puoi iscriverti alla UNIRR come Parente.
Ciao Giuliano.
Maurizio
Come sempre esauriente
grazie
Giuliano Colajanni
mio padre era ten.collonnello dell’81mo fanteria,div Torino.Sapevamo di Millerovo dai bollettini come primo concentramento nella ritirata ma in realtà l’unico vero riferimento è l’ultima lettera dal fronte datata 19 dicembre 42
Mio padre era lì al comando come radiotelegrafista. Ma mi ha raccontato poche della sua ritirata a piedi .
Allora Ivano vieni a visitare il sito http://www.unirr.it e raccontaci lì sul Forum qualcosa di quello che ti avrà raccontato il Tuo Papà.Ciao.
Maurizio Comunello
Suo padre era quindi al comando di Millerowo fino al gennaio 1943? Quando uscì dall’accerchiamento? il 7 o il 15 gennaio? Anche mio padre era a Millerowo. Mi interessa la testimonianza di suo padre